Quando vorresti, forse dovresti, dire tante cose, ma non ne hai la spinta, l’impulso, perché ti é venuta a mancare la speranza che farlo possa portare a qualcosa di meglio.
Quando certe azioni ricevute hanno generato lo stato d’animo per cui ogni cosa che dici e che fai potrebbe essere usata contro di te.
Quando la realtà si staglia nella sua natura di interessi incrociati sempre potenzialmente, e spesso in atto, in conflitto.
Quando ti senti spinto a fare altro, pur di respirare un po’.
In un insieme di delusioni, le più varie, e anche inattese.
Tornare al proprio sé e restarci attaccati.
Fare una cosa alla volta, sempre dicendoti alla fine: l’hai fatta, prendine giusta soddisfazione, anche da solo.
Queste parole cosí fondate e stringenti per una volta vengono da una persona che conosco personalmente, una persona che in un momento specifico della mia vita mi ha aiutato in modo sostanziale e inequivocabile, e cui a distanza di quasi 30 anni porto riconoscenza e stima che nel tempo si accrescono. Ciao Simon. Grazie anche di questa testimonianza e di questa opinione autorevole.
Senza esser nessuno, mi permetto di dire che, oltre ogni propaganda da ogni lato, la Russia deve trovare il modo di chiudere questa guerra perché la sua economia é al collasso, e Trump la aiuta nel farlo col massimo dei vantaggi possibili per Putin e per se stesso. L’Ucraina finalmente avrá un avvicinamento sostanziale all’Europa, che dovrá comprare armi dagli USA, e in Ucraina si stabilirá una enorme roccaforte armata a difesa dell’Europa. Alla fine, ci saranno nuove elezioni in Ucraina, cui Zelensky non parteciperá, gli verrá offerto un incarico di altissimo livello internazionale e un sostanziale esilio dorato, che lui accetterá di buon grado, mentre in Ucraina salirá al potere un Presidente “moderato” ben visto da tutti, in modo che tutti gli affari tra Europa, Russia e Usa possano ripartire, il petrolio russo esser venduto e acquistato, le nostre bollette scendere un po’, e i nostri populisti di sinistra e di destra restare un po’ zittiti. La ricostruzione in Ucraina sará il grande affare che rimetterá in moto l’economia europea. La prossima guerra di prestigio interno per Putin é giá iniziata in Azerbaigian, ma andrá avanti lentamente, e non sará di grande interesse internazionale. Forse ci scapperá anche il Nobel per la pace a Trump, per neutralizzarlo, e iniziare la neutralizzazione delle destre estreme, di cui Meloni é il laboratorio internazionale.
“tu non hai mai portato problemi, hai portato solo cose belle ed eleganti e senza tornaconto personale”.
Questa affermazione in risposta a una nuvola spessa di brutte chiacchiere messe in giro in quel contesto da finti amici invidiosi che avevano bisogno di una vittima.
Beh, il tempo é galantuomo, e a volte qualcuno puó anche vedere le cose con un po’ di obiettivitá.
Non al cielo azzurro ornato di nuvole bianche Non alle stelle e alla luna nel nero profondo Non al mare increspato dalla brezza estiva di sera Non alla furia di libecciata invernale alla scogliera Non al profilo di monte al tramonto Non a castello e non a cattedrale Non a via di mattoni colonne portali A nulla di tutto il mondo mi confido Nulla contiene la spinta a nulla di immenso Ad alcuna meraviglia rivolge domanda Ma al vuoto: si, il vuoto rimane Che nel buio mi lascia in attesa Del canto E infine, prosciugato Nel verbo.
Chi sei?
Chi sei? All’acqua che bevo Alla sedia che resta Alla luce oltre la finestra Al libro chiuso che aspetta Alla mia mano che prende una tazza Al mio ginocchio piegato Alla porta che vedo di striscio Al mio naso libero da occhiali Allo spartito che tace Alla giacca che aspetta l’armadio Chi sei? Cosí, di botto Chi sei? senza preavviso A un soprassalto sgomento A un occhio sprofondato Chi sei? Come un sospiro Che cerca uno specchio Chi sei? Chi sei? Chi sei?
Io m’innamoro
Al cammino sulla spiaggia m’innamoro Col sole in testa e il vento sulla schiena E quando per tornare mi volto Sul petto sul viso sulle cosce la sferzata Mi spezza il fiato e del suo odore mi traspira E mi rende la forza al mio ritorno
Respiro il vento contro.
Vivo lo sento forte sul corpo E mare e spiaggia e cielo e sole Dell’abbraccio col vento sono il letto.
Di chi ha negli occhi E nel sorriso e nella voce Tutto quel vento E non lo sa,
Quando senza parole mi dice: Sono di un mondo alieno E di te non voglio fare a meno.
In verità io son a dire tutto questo In quello specchio scompare tutto il resto.
Io m’innamoro.
Presenza (der Lindenbaum)
Presenza di ogni giorno mese anno età Forte a lunghi passi, silente a balzi Pesante da piegare le spalle Da invecchiare il respiro.
Al pianto mi hai stretto per decadi ed ere Prendendo fiato tra musica e fogli Fino a cespugli di rose e al mio tiglio Privo di fonte però, davanti alla porta.
Da un ampio molo proteso ti tuffi Da un’erta boscosa senza stupide palme A vivere mi lasci privato del lutto Sciolta come vita e sale nel mare.
Dall’esserci e dal suo gesto forte A camminare nel vento a passo svelto E nel sole senza alcun sconcerto In mezzo a tutto il resto ti saluto Morte.
“Nur wer die Sehnsucht kennt…” “auf ewig wieder jung”
Solo chi conosce… Retorico e quindi vero Solo la mancaza rimane Che nel ripetersi la sua legge trova Se verità esiste E’ che nessuno conoscere potrebbe Quel che non altri, ma egli stesso, ritrova E pur non riconosce
Frante onde infinite del fraintendimento Aggrappate a misteriosi rimandi ed echi Delle impossibilità incatenate nel fatto Istante eterno nella bianca veste
All’ultima vertigine solo il bianco resta E il canto di anime diverse in questo specchio oscuro Nei fuochi schiantati tra mancanza ed immenso Solo suono Sola voce E in quella voce posso infine stare
Domanda stupida e indisponente, da guardoni, da lettori di rotocalchi di pettegolezzi, da persone che vogliono solo farsi i fatti degli altri, e che non sanno leggere.
Non se ne puó piú, anche se purtroppo non finirá mai.
Nell’agosto 2022 ho recensito per un blog nel frattempo scomparso dal web (purtroppo! era Cabaret Bisanzio di Lorenzo Leone) il libro di Marina Jarre “I padri lontani”, appena ripubblicato da Bompiani sotto la cura editoriale di Marta Barone.
Ripubblico questo pezzo in onore di questa grande scrittrice nel ricordare i 100 anni della sua nascita.
Marina Jarre I padri lontani Bompiani 2021
Marta Barone, curatrice di questa nuova edizione di questo libro irrinunciabile, apre il suo saggio introduttivo, dal titolo “La caparbia distanza”, con la seguente frase: “Marina Jarre è stata un grande e protratto mistero”.
Tutto è in questo titolo e in questo incipit. Ma sarebbe una perdita non venire a scoprire i significati di queste parole nel tessuto narrativo autobiografico di questo libro.
Autobiografia netta: niente di niente sulla problematica legata all’autofiction.
Una vita che ha oggettivamente ragioni di interesse per essere narrata.
Avrebbe potuto essere romanzata cogliendo diverse occasioni succosissime, credo che qualunque scrittore non avrebbe davvero resistito, e sicuramente il successo di mercato sarebbe stato a portata di mano. Però Marina Jarre ha seguito un’altra strada, per cui questo libro è infine irrinunciabile per un lettore che sappia cosa sia “leggere”.
Mai una concessione nè un’indulgenza. Una spietatezza sulla cresta del confronto diretto con Dio, che in questo libro assume una connotazione profondamente laica: tra cultura di fede evangelica valdese radicata di taglio identitario, e un senso dell’autocoscienza che non può proprio concepire di uscire da sè per farsi consolare in alcun modo e da alcuno.
Non voglio di proposito dare i luoghi, davvero inconsueti, di una vita vissuta in una dimensione totalmente europea e col senso del confine con l’Altro all’interno del quotidiano familiare.
Tutto va scoperto.
È un libro assai poco italiano, ma non solo perchè non vi si rilevino quei minimi connotati di identificazione, appunto, italiana, bensí perchè i temi e le evoluzioni sono davvero altri rispetto ad una sorta di koinè culturale italiana, generica e falsa, ma comunque di fatto esistente. Mancano le categorie di base perchè un lettore italiano possa trovare sè stesso rispecchiato in ciò che viene leggendo in questo libro, e nel modo in cui l’autrice asciuga e prosciuga il racconto, con aperture improvvise e lancinanti alla dimensione emozionale, che pare proprio ogni tanto traboccare a gocce da un boccale costantemente tenuto sul filo del troppo pieno, e quelle gocce emotive, che cadono quando meno ce lo si aspetta, prendono le sembianze di un senso di perdita del sè, molto piú che di un’effusione, pur umana; di un’emozione che comunque si sente ribollire ovunque, pur se costantemente distillata; gocce che si infrangono, ineluttabili, perdute.
Marina Jarre ci parla di sè, di sua madre, di sua sorella, di sua figlia. È un percorso matrilineare netto e assoluto.
Eppure, il titolo riguarda “I padri lontani”, e con ragione.
Non si tratta di un libro a tema sulle donne, perchè la sua pregnanza è ben maggiore di un qualunque ottimo libro di una donna sulle donne. Mi è parso, leggendolo, di entrare in un modo di essere donne che non può essere ricondotto a nulla che io abbia letto in precedenza, o in cui in qualche maniera mi sia imbattuto. Sicuramente si tratta di un libro che le donne, tutte, dovrebbero leggere, ma con questo ho posto un inutile limite.
La Storia stessa si riverbera nelle storie di queste donne in modalità talmente dirette e ineludibili, e l’indagine su di sè è talmente radicale, che ogni lettore trova di certo ragioni, se non di rispecchiamento, sicuramente di confronto.
La lingua: strettamente connaturata al modo di affrontare i temi, risulta asciugata, essenziale; eppure, a tratti, con pieghe subitanee di retorica, che potrebbero apparire incongrue, soprattutto perché pare programmatico il rifiuto di ogni idea di “bello scrivere”, alla ricerca di una semplicitá come esito di continui tagli, continue riduzioni del superfluo.
Ma infine, perchè vi scrivo di questo libro? Perchè, iniziatolo, non ho potuto lasciarlo, e non per seduzione, ma per totale antiseduzione: Marina Jarre DEVE dire quel che dice, e lo deve dire con pulizia, a tutti i livelli.
La pulizia profonda è frutto di grande, immenso lavoro, e non si trova a buon mercato: non è simpatica, non concede ombre in cui nascondersi.
Non lo legga un lettore sentimentale, estetizzante, arguto, brillante. Questo libro ha bisogno di lettori che lavorino alla pulizia, in ogni senso. Una lettura tanto rara da essere unica, e irrinunciabile.