
Al cammino sulla spiaggia m’innamoro
Col sole in testa e il vento sulla schiena
E quando per tornare mi volto
Sul petto sul viso sulle cosce la sferzata
Mi spezza il fiato e del suo odore mi traspira
E mi rende la forza al mio ritorno
Respiro il vento contro.
Vivo lo sento forte sul corpo
E mare e spiaggia e cielo e sole
Dell’abbraccio col vento sono il letto.
Di chi ha negli occhi
E nel sorriso e nella voce
Tutto quel vento
E non lo sa,
Quando senza parole mi dice:
Sono di un mondo alieno
E di te non voglio fare a meno.
In verità io son a dire questo
In quello specchio scompare tutto il resto.
Io m’innamoro.

Chi sei?
All’acqua che bevo
Alla sedia che resta
Alla luce oltre la finestra
Al libro chiuso che aspetta
Alla mia mano che prende una tazza
Al mio ginocchio piegato
Alla porta che vedo di striscio
Al mio naso libero da occhiali
Allo spartito che tace
Alla giacca che aspetta l’armadio
Chi sei?
Cosí, di botto
Chi sei? senza preavviso
A un soprassalto sgomento
A un occhio sprofondato
Chi sei?
Come un sospiro
Che cerca uno specchio
Chi sei?
Chi sei?
Chi sei?

Non al cielo azzurro ornato di nuvole bianche
Non alle stelle e alla luna nel nero profondo
Non al mare increspato dalla brezza estiva di sera
Non alla furia di libecciata invernale alla scogliera
Non al profilo di monte al tramonto
Non a castello e non a cattedrale
Non a via di mattoni colonne portali
A nulla di tutto il mondo mi confido
Nulla contiene la spinta a nulla di immenso
Ad alcuna meraviglia rivolge domanda
Ma al vuoto: si, il vuoto rimane
Che nel buio mi lascia in attesa
Del canto
E infine, prosciugato
Nel verbo.
Nota: pensavo al secondo dei due componimenti di Ronsard messi in musica da Albert Roussel

Godere della vita voglio
E del corpo e dei suoi umori
E degli odori e dei gesti
Onde lente improvvise fragorose
Del mondo voglio ubriacarmi
Nel sole e nella notte
Nella forza del mattino
Nella compressione della sera
In ogni luogo e momento sconsiderato
Dove si trattenga la scabra percezione
Di un tempo fissato
tra ripetizione esito sospensione
Cogliermi
abbandonato
A me stesso e alla mia pace
Al mio piacere estenuato
Sazio di dispersione.
Il mondo ogni volta in uno solo si condensa
Con me nuovo si mischia e si confonde
A regalarmi il tutto che, solo, non sono,
A scambiarsi con me quel che, solo, non è.
Nota: chi ha letto Walt Whitman e le sue Foglie d’Erba, sa.
A GP

Il ritorno dell’onda
Il vento placato indietro rivolto
Il cambio dell’arco sulla corda
Vibrante in apparente costanza
L’istante nella volta dell’arco
Dai piú inascoltato, ma c’è
Del non suono il momento
Il tempo rimasto appeso
Una piccola canzone di bambini a mostrarlo
Filastrocca saltata al rimbalzo
della palla che gioca tra terra e aria
Nel momento che il respiro sospende e astrae
E solo lí, anzi, neppure, il tempo esiste
Lampo illuso e sospeso in faccia all’eterno.