ma cosa ho fatto?

Rispondendo a un amico che sta leggendo Waldemar e che supponeva che le citazioni di Isherwood sono state in qualche modo “aggiunte” al romanzo, mi è venuto da rispondere in un modo piuttosto chiaro, che ora riporto:

Cioè le storie dei miei personaggi del mio romanzo sono espressione delle mie domande ai testi di Isherwood e delle mie reazioni emotive profonde (in senso psicanalitico).
Non è autobiografia, ma memoriale immaginario (e anche questo è risposta a Isherwood, strutturalmente), con elementi autobiografici sparsi ovunque come sale e pepe, non organizzati in uno solo dei personaggi, anzi, il contrario: usati come grimaldelli di liberazione delle emozioni e di loro trasformazione in vite piú vere della vita reale, quelle dei personaggi del mio romanzo.

prima il senso o l’andamento?

Io scrivo raramente, e dopo lunga gestazione, partendo da una forte emozione causata da un’altra opera. La lunga gestazione mi serve per capire quell’emozione cui lo studio dell’oggetto di partenza non basta, ma da quell’emozione e quello studio si mette in moto la mia fantasia. A un certo punto, come la donna incinta che attende la nascita ma che non sa esattamente quando e come accadrá, e improvvisamente le si rompono le acque trovandola impreparata, cosí devo cominciare a scrivere, e poi la scrittura va da sola, totalmente anticipata nella gestazione ma anche totalmente sorprendente come la nuova vita che inizia il suo percorso.
Giulio Mozzi ha posto il quesito: prima il senso o prima l’andamento (nella narrazione)?

Prima il senso (l’emozione scatenante) ma, subito, insieme, l’andamento si delinea col crescere dell’idea, ben prima di iniziare a scrivere. Poi, quando scrivo, assolutamente diventano inscindibili.

Grazie

A proposito dei miei libri su Stephen King, Paolo Sorrentino, Ignazio Silone: “Ma quanto hai studiato nella tua vita? mi fai conoscere cose nuove, mi spingi a studiarle, entri nelle analisi che gli altri fanno e fai le tue stesse analisi con una profonditá incredibile, si capisce che scrivi per cercare di capirti. E scrivi in modo avvincente. Riempi i miei interminabili pomeriggi.”

Grazie, Professoressa L. P. Lei mi vuole bene, e io ne voglio a lei.

La prima recensione di Waldemar

libreriauniversitaria.it

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5

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5

Un bellissimo libro, 25-11-2021
di B. Marco – leggi tutte le sue recensioni
Ho letto questo libro come un libro altamente spirituale. O neoplatonico, se volete. La realtà del mondo, che sta tutta nel senso letterale del libro, è costantemente filtrata, come a volerla riportare a pace interiore, a musica che, piacevole o dolorosa, segue un ritmo di onde placide, regolari. Così come è il ritmo interno del romanzo. Leggo Waldemar (il personaggio Waldermar) come un mito: pre-morale e tutto atto, pare esente dalla condanna inflitta agli umani, quella del sapere di sé. Il Waldemar giovane, tutta bellezza e atto, innocente appunto in quanto pre-morale, o, se volete, non contaminato dalla morale, è qualcosa che l’autore non può essere, in quanto creatura pensante, consapevole, esposta al dolore che danno le tragedie della vita. Può però contemplarlo, tendere a quel modello, riprodurre dentro di sé la stessa libertà depurata dalle condanne inflitte a chi è contaminato dalla morale. Un percorso di libertà, fatto di un continuo processo di pacificazione interiore e di rimozione di ogni inutile condanna. Un percorso che poi cambia anche un po’ il mondo, che Elisabeth (un personaggio del libro) accetta poi, dall’alto di una morale rifondata, o superiore, come preferite, una situazione che la nostra cultura ci ha insegnato a rifiutare, non importa se ci sono di mezzo uomini o donne. La cultura, e soprattutto la cultura altrui, una cultura che innesca anche vergogna e sofferenze, non ha mai fatto affiorare tutto questo. Elizabeth è un colosso, in questo senso.

Un bellissimo libro per tutti, uomini e donne di qualsiasi età.Ritieni utile questa recensione?

i sottotitoli

Come si legge un romanzo?

La risposta sembra ovvia.

Ma in questo caso non è male partire dall’indice e dai sottotitoli.

Contrappunti e fughe.

La struttura generale è musicale, ma non con riferimento ad architetture sinfoniche beethoveniane, bensì a strutture chiuse come l’antico ricercare. Una scrittura polifonica contrappuntistica con dei soggetti principali e dei controsoggetti, dei divertimenti, dei raccordi, delle chiuse cadenzali.

I soggetti sono quelli che nell’indice vanno sotto il nome Isherwood, cui ogni volta si affianca un altro nome, ciascuno relativo ai singoli argomenti su cui si riflette con le armi della narrazione. Isherwood e i suoi romanzi del periodo americano sono lo specchio in cui Saverio trova riflessi i suoi temi, e del suo lavoro su questi temi troviamo annotazioni criptiche, involute, personalissime: non un saggio, ma il desiderio di un saggio.

Lo svolgimento di questi temi viene affidato alla narrazione.

Il personaggio principale è Saverio, che vive una giornata molto speciale, narrata al presente nei capitoli intitolati venerdì 4 novembre 2011 e infine sabato 5 novembre 2011.

Gli altri capitoli portano altre date, con altri personaggi, altre storie, altre situazioni, altri luoghi, altri tempi, tutti connessi a Saverio: le sue relazioni e memorie, narrate in terza persona al passato. Ma tra queste altre date che vanno a salti, una trova una sua specificità: mercoledì 16 agosto 2001, col suo epilogo in sabato 18 agosto 2001.

L’ordine di successione dei vari capitoli non è affatto casuale, e si nutre di ripensamenti, appunto contrappuntistici, per narrare mille modalità di fuga: stavolta le fughe, però, non sono quelle musicali, ma quelle esistenziali. I soggetti, i temi, danno l’orientamento a vari desideri di fuga. Chi volesse, dopo una prima lettura, andare a rileggere una serie alla volta dei capitoli di questi filoni paralleli che si intersecano tra loro in questo ricercare contrappuntistico, potrà forse chiarificarsi non tanto la trama, ma soprattutto le focalizzazioni, facendo risuonare dentro la propria memoria tutti gli altri momenti.

La musica, oltre che come struttura, entra nella narrazione come luogo determinante nella vita di Saverio. La religione, con riferimenti diretti a Quaccheri e Metodisti, è uno degli orizzonti di ciò che avviene.

Ma chi è Waldemar?

Waldemar è uno dei personaggi più importanti, secondo me il protagonista, di “Ritorno all’inferno” di Christopher Isherwood.

In “Waldemar” è una sorta di mito: energia, erotismo, bellezza allo stato di natura, senza consapevolezza, senza colpa.

“La voce di Mignon”: il primo romanzo

“La voce di Mignon-viaggi nel canto tra Goethe e Schubert” è stato il mio primo romanzo, pubblicato nel 1999 e ripubblicato dopo revisione nel 2017 da Diastema, Treviso.

In questo primo romanzo il confronto era con gli immensi Goethe e Schubert. Scrittore-interprete, io scrivo e pubblico solo in presenza di corto circuito tra me stesso e le opere, alcune opere precise dei Grandi, alcuni Grandi precisi, che segnano per me un “incontro”.

Mi rendo conto a posteriori che Mignon era il romanzo della prima maturitá, e che Waldemar è quello della maturitá piena. Chissá se mai ci sarà un terzo romanzo, quello della vecchiaia. Goethe scrisse due romanzi per Wilhelm Meister, quello della vecchiaiá lo pianificó senza realizzarlo.

i nomi in “Waldemar”

Mi è stato chiesto come mai quasi tutti i nomi dei personaggi presenti in “Waldemar” comincino per G: non me ne ero accorto davvero, quindi non lo so. Che io non lo sappia, non vuol dire che non ve ne sia una ragione, peró.

Giorgio, Girolamo, Germana, Germino, Galatea, Giovanni…

il protagonista è Saverio, e ci sono anche Bianca, Stefano, Viola, Antonio, Fausto, e una donna che non ha nome, ma è colei che passa a Saverio i libri, e cioè i nomi per ogni cosa.

Posso dire che la G non la spiego, ma ciascuno dei nomi ha un significato preciso per il personaggio che lo porta.

Provate a cercarlo.