
Nel libro “Il fenicottero” di Renzo Paris trovo questa lettera di Secondino Tranquilli quindicenne.
Quello che salta all’evidenza è come un ragazzo delle montagne di quell’età sapesse argomentare e padroneggiare le armi retoriche.
Come il linguaggio retorico che aveva a disposizione fosse esasperato e complesso.
Come strida col linguaggio semplice che conosciamo dai suoi romanzi, linguaggio spesso tacciato di povertà esemplicismo.
Se alla base la sua espressione scritta era così in linea con la pesante letterarietà del suo tempo, il suo lavoro di asciugatura e distillazione per trovare un linguaggio semplice deve essere stato rigoroso e consapevole: altro che semplicismo!!!