Sembrerà molto pindarico il nesso tra il tema enunciato nel titolo e i fatti di cronaca relativi alla nuova inchiesta di Garlasco, ma non lo è.
Sono assolutamente convinto che le autobiografie abbiano senso solo a scopo autoterapeutico, e che dunque non andrebbero pubblicate. Sono ugualmente convinto che un racconto con contenuti autobiografici debba portare l’evidenza della ricerca della bellezza e della trasformazione, se possibile, in qualcosa ascrivibile al bello artistico, anche se definire cosa sia il bello artistico è un problema senza fondo. Peró in questo caso la pubblicazione non solo è possibile, ma auspicabile, in barba a ogni detrattore che non ne colga le ragioni. Il bello e il vero del bello possono trovare comprensione anche molto oltre le contingenze in cui nascono, e la pubblicazione resta una presenza nel tempo. Come verità di fondo, il bravo narratore che descrive una sedia, per esempio, sta facendo autobiografia, perchè scrive quel che per lui è quella sedia, non una vera sedia che esista di per se’. È importante conoscere la vita reale del bravo narratore? No, anzi, è un ingombro che nasconde il suo lavoro di ricerca del bello e i suoi eventuali risultati di raggiungimento del bello.
Garlasco. Alberto Stasi e i suoi enigmi. Alberto Stasi e le sue preferenze sessuali. La vita borghese nella provincia padana. Il “tutti lo sanno” insieme al “nessuno parla”. Le cose che non si possono dire. I misteri scandalosi intorno al Santuario. I personaggi noti e influenti. Un fratello indecifrabile. Gli arroccamenti. Le chiacchiere. Appassiona più di una narrazione perfetta come “Twin Peaks”.
Parlare in pubblico di ció che davvero avviene nelle famiglie è osceno. A volte arriva il fatto di sangue, che obbligherebbe alla ricerca della verità, ma il caso di Garlasco dimostra quanto non sia vero.
Meglio, a conti fatti, tacere, se certi fatti oscuri di una famiglia sono rimasti nell’ombra senza mai uscirne.
Meglio per la vittima: nel momento dell’uscita allo scoperto, la vittima verrebbe compatita per un attimo brevissimo, ma poi punita per sempre per aver posto in luce l’osceno, e nulla destabilizza il mondo equilibrato e corretto della borghesia quanto l’osceno.
Di fronte all’osceno e alla vittima che decide di dire “il re è nudo”, scatta il più solido dei silenzi e il più duro dei cementi per un arrocco escludente.
Chi sostiene la vittima che per sopravvivere ha bisogno del momento di osceno?
Nessuno. Mai. Anche chi sembra farlo è pronto al bacio di Giuda.
Tacere per sopravvivere, andando via. Chi non tace, paga molto di più.