Un artista che pensa in piccolo non è davvero un artista. Essere artista vuol dire rompere le dimensioni correnti, inventare orizzonti nuovi e aperti. La grandezza è sempre la dimensione dell’opera d’arte, la bellezza non sopporta argini, altrimenti è altro, e somiglia pericolosamente alla decorazione o alla pornografia, a volte intrecciate con buona educazione da persone colte.
Dopo aver detto in pubblico una cosa che so da quando ho pubblicato “Waldemar”, cioè che non scriveró più romanzi, perchè non ho altre cose da dire nella forma del romanzo, sono in un turbine di ideazione per altre forme creative, e non me lo aspettavo.
Un artista non smette di essere artista se non quando muore. Cerca i suoi linguaggi per tutta la sua vita.
Non mi aspettavo che la svolta venisse dal parlarne in pubblico. Una prova per me determinante del significato del rapporto tra la solitudine del lavoro artistico e la sua pubbicazione. L’artista non puó essere e restare solo: ha sostanzialmente esistenza, cioè la sostanza del suo vivere diventa reale, solo nel porre la sua opera in confronto con l’altro.