Blu oltremare

Ho una vecchia lavatrice che funziona ottimamente ma ha la cassa esterna in metallo rovinata. Decido di verniciarla. É bianca, devo prendere una vernice bianca. La prendo, soprappensiero, trasparente, e quindi devo tornare in negozio a cambiarla. Ma nell’espositore delle bombolette ci sono altri colori. Un blu mi colpisce, lo ricordo. Sulla confezione si chiama BLU GENZIANA. Certo, siamo a Udine, vicino alle Alpi…

Arriva quel momento in cui decido di farlo. Sistemo la carta col nastro adesivo per schermare ció che non va verniciato, e lo faccio.

La mia vecchia lavatrice diventa hippy. Patty Pravo nel 1968 o giú di lí cantava scanzonata la canzonetta giovanile e libertaria “La valigia blu”, innocua espressione di quello spirito del tempo che metteva i foreveryoung al centro del mondo. Io ero un bimbo, nel 68 o giú di lí  avevo 7 -10-12anni. Giocavo in strada con un gruppetto di coetanei o giú di lí: Renata, suo fratello Italo, loro cugino Castagna, piú grande, e fumava, oltre che farne di tutti i colori. Svoltati non piú di due angoli dal portone di casa, le rovine di una vecchia fabbrica: C.I.B.O., Colorificio Italiano Blu Oltremare. Le rovine erano tutte blu. Un blu bellissimo, sui muri piú grandi rimasti in piedi era a macchie, stinto da pioggia e umiditá, e questo lo rendeva trasparente e acquoso. La leggenda era che fosse l’unica fabbrica al mondo a produrre il Blu Oltremare. Era stata abbandonata a se stessa, dopo che la produzione era stata spostata altrove, fuori dalla cittá. Certo, era vietato entrare tra le rovine. C’era una recinzione vecchia e arrugginita con molti passaggi, nei pavimenti sfondati le fondamenta facevano da bacino per un grande stagno, pieno delle piante da stagno e di rane e girini. Al centro della moderna Pescara, noi ragazzi potevamo fare le nostre imprese fuori legge andando a giocare al vecchio colorificio e a guardare quella natura spontanea di ritorno dello stagno con le rane e i girini. Bisognava solo stare attenti a non appoggiarsi ai muri e a non cadere, perché il blu si sarebbe trasferito sui vestiti e a casa si sarebbero accorti della trasgressione. Poi la moderna Pescara ha modernizzato anche quell’area, nuovi palazzi eleganti sono stati costruiti, il blu é stato bonificato. Ma quei Barrens due angoli dietro casa mia, il luogo delle imprese fuori legge coi miei amici, la nostra solidarietá di ragazzini con famiglie piene di problemi che fanno banda e vivono le loro imprese come I Perdenti o come quelli di “Stand by me”… “Stand by me” l’ho  visto che avevo circa 30 anni, tornato in vacanza a Pescara, e al cinema ho incontrato, per la prima volta dopo 12 anni o giú di lì, Daniela, la prima ragazza a cui ho detto “ti voglio bene”. Ero al ginnasio, la banda del colorificio si era dispersa, Renata e Italo erano stati deportati dai genitori a vivere in un altro quartiere, i lavori per la costruzione dei nuovi palazzi eleganti al posto dei muri blu e dello stagno erano avanzati. Daniela mi rifiutó, al ginnasio. Ma quando l’ho salutata, lei accompagnata, dopo aver visto il film, avevamo ancora gli occhi lucidi e la stessa incapacitá di parlare.

Renata invece l’ho rivista altri anni dopo, su un autobus, che tornava a passar la notte in prigione, era in libertá vigilata, vicina alla fine pena per una stupida faccenda di poco conto, roba di droga. E l’ho ritrovata pochi anni fa su FB: postava quasi solo cose riguardanti la sua adorata figlia ventenne, che le assomigliava tanto, una ragazza piena di tatuaggi colorati e con occhi azzurri brillanti di voglia di vivere proprio come quelli della madre. Renata volevano tutti spegnerla, attenuarla, e c’erano quasi riusciti. Con sua figlia, peró, ha vinto lei. Mi hanno rubato il profilo fb anni fa, e cosí ho perso Renata di nuovo, ma so che lei e sua figlia stanno bene.

Io e la mia lavatrice blu oltremare.

P.S. si, lo so, le madeleins sono piú eleganti giá di partenza…

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