


Continuare a farne?
Forse. Si.
La goccia scava la roccia.
Si scrive da soli e in solitaria, e si legge da soli e in solitaria. Poi, ci sono le letture in pubblico di ciò che si è scritto.
Corto circuito tra solitari.
Ma chi scrive e pubblica lo fa per incontrare qualcuno, chi legge lo fa per incontrare qualcuno.
Stasera una signora mi ha portato da autografare una copia di “La voce di Mignon” da lei acquistata nel 2007, e che diceva di aver addirittura studiato. Che gentile!
Al San Marco (è dopo quel reading che scrivo adesso) è venuto un amico con sua moglie. Si. Bello parlare.
Ci sono le parole, e ci sono le chiacchiere superflue.
A volte però le chiacchiere servono per ammortizzare i pesi di storie ed emozioni di peso specifico esagerato, il cui tonfo potrebbe creare voragini, e, con una chiacchiera prima e dopo, la caduta è un po’ piú morbida, la si può quasi prendere per il volo di una piuma.
Con altri non si va, o non si va piú, oltre un repertorio di chiacchiere, non c’è, o non c’è piú, prossimità, e resta il lutto per l’impossibilità, di fatto, di parlarsi. Se la prossimità cede il posto alla distanza, si resta distanti, difficile colmare poi il vuoto.
Tra prossimità e distanza non azioni sbagliate, a quelle può.esserci rimedio, ma atti mancati, cui non si son trovate parole. Resta da chiedersi, infine, se le parole che c’erano state fossero parole, oppure solo ammortizzatori, e nulla piú, senza nulla con un reale peso specifico importante a darne il senso.
Chiaro.