Questa lunga estate finisce domani per me.
Torno a Trieste.
Un’estate infinita, come non ne vivevo da 10 anni.
Bellissima e intensa.
Il prezzo l’hanno pagato le mie rose e le mie azalee.
Abbandonate confidando nelle cure della vicina, che nel caldo piú intenso di luglio però era andata a casa sua in Romania per 3 settimane, e quando è tornata la sua parsimonia nel dare acqua ha quasi completato la strage.
A settembre ero di nuovo qui, e ho quasi resuscitato le povere piante. Ho dato tanta, tanta acqua. Una talea di rosa non ce l’ha fatta. Un’altra l’ho trovata fortuitamente una settimana fa che dalla radichetta aveva sviluppato 4 foglioline minuscole ma turgide. Un’azalea sembra morta, ma il gambo legnoso non è ancora secco, mostra ancora elasticitá, e spero. rinasca. L’alt
Le rose avevano perso quasi tutte le foglie. Ma loro hanno le spine per continuare a respirare. Ce la faranno.
Ho lavorato per lasciare dele riserve d’acqua a goccia che la vicina dovrà solo controllare. Posso sperare…
Tornerò tra un mesetto, a constatare rinascite sperate e morti possibili.
Un senso infinito di malinconia su tutto questo. Sento l’attaccamento a questa casa e a queste piante come mai prima, anche se so che io per vivere devo andar via. Ogni pezzo di vita comprende una morte e una speranza di risurrezione.
Tornerò ad ottobre. Se le piante mostreranno di esser vive, una parte lo saranno, ma io voglio che tutte, tutte sopravvivano, potranno riposare durante l’inverno, ed io intanto penserò a proteggerle dalla prossima torrida estate.



