Tempo?

Questo ultimo mese scarso, anzi, parlo di 19 giorni effettivi, mi sembra esser durato un anno. L’ultimo anno mi pare esserne durato tre. I 9 anni precedenti, posso riassumerli in un anno di Bolzano, un anno di Pesaro, un anno di Fermo, e tutti insieme in un ciclo che raccoglie tutto l’arco di nove edizioni di Musica nelle case, che ha costituito il progetto complesso di relazione, a tutti i livelli possibili, che infine definisce questi nove anni precedenti l’anno corrente.

Al loro interno, la notte e l’alba del covid, ma una notte che riassume ogni incubo di solitudine possibile.

Prima ancora, 4 anni che ne valgono il doppio tra lutto lacerante e rinnovato e adolescenziale senso di apertura alla vita, scoprendo e allucinando una vita di paese che in certe situazioni è stata una meraviglia, in altre un miraggio fallace come tutti i miraggi, in altre uno scontro con le miserie umane piú ovvie e piú cocenti.

Tutti questi anni insieme sono stati la gestazione di Waldemar, nato poi nel 2021, gestazione iniziata da dolorosa fecondazione a Trieste, e portata a felice termine ancora a Trieste nel dicembre del 2021. E di lí quel movimento che a vivere di nuovo a Trieste mi ha riportato, perchè Il Lutto della mia vita era finito. Non a caso Mignon è tornata a farsi narrare a voce alta mentre Waldemar conquistava la stampa: chi trova voce dopo la pagina, chi trova la pagina e la copertina.

In questo ultimo anno, dove di nuovo triestino son tornato, Waldemar ha ricevuto l’ultimo sguardo prima di viver la sua vita vera e definitiva, ed è anche diventato teatro. Waldemar, incredibilmente, risulta pertanto essere il mio romanzo di Trieste.

A Trieste sono strettamente connessi i miei tatuaggi, che nel loro insieme, indelebili sulla pelle, festeggiano la vita e tutto ciò che di bello la vita porta, e che quindi amo portare e mostrare. Che sciocchezza, nevvero? Ma come si fa ad amare la vita senza una buona dose di sciocchezza? Rivendico il diritto alla sciocchezza e alla fierezza per tale sciocchezza d’amore per la vita.

Ma questi 19 giorni cosí lunghi e densi in cui nella mia casa di Ari sono tornato, e di cui ancora non ho piena consapevolezza, sono, di certo, un ulteriore fase di sviluppo, anche se non so bene in che direzione. Mi sento aperto e fiducioso, e un vento di gioventú del tutto inaspettato mi rinfresca nei miei 62 anni.

Scrivo mentre volo verso Colonia, per quei luoghi e quella relazione che sono il totalmente altro da me che mi definisce nel modo piú drastico e appassionato, perchè il vero è piú verosimile incontrarlo nel totalmente altro che nel simile.

A chi avesse dubbi sulla relatività, offro queste certezze: l’incontro con Paolo, dopo tanti anni, la conversazione con lui sull’essere monadi, e insieme il suo unico e assoluto calore discreto, mi danno la cognizione dell’impossibilità di tutto questo, e di poterlo esprimere, e che possa esser compreso da qualcuno; e allo stesso tempo la consapevolezza che questa cognizione stessa mi porta a riflettere, ad analizzare le sensazioni nel vissuto, a ora scrivere queste parole perchè altri le leggano. Senza contraddizione non è data esistenza.

Le certezze dei tempi e degli atti necessari, e in quanto tali puramente soggettivi, che si attivano nello scontro poieutico col reale intorno a sè, e che solo a posteriori possono in parte esser letti. Il tempo e la sensazione del tempo sono la contraddizione meravigliosa dell’esistente, e della pluralità degli esistenti, tutti monadi contraddittorie e vive in perenne scacco di risonanza reciproca.

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